EDITORIALI

Bronte: la 30esima edizione della sagra del pistacchio

Bronte: la 30esima edizione della sagra del pistacchio.

L’avevo detto che non sarebbero stati i soliti editoriali. Lunghi, noiosi, estenuanti.

Vi avevo detto che sarebbero stati articoli interessanti. Freschi.

O, come in questo caso, appetitosi. E ancora, gustosi. Proprio come il nostro pistacchio di Bronte.

Infatti…

Ho deciso di dedicare il mio editoriale di ottobre alla sagra del pistacchio di Bronte. È una decisione scaturita da vari motivi.

Il primo, ve l’ho già detto. Non mi piacciono gli articoli “noiosi”.

Secondo perché questa sagra è arrivata alla 30esima edizione. E a mio avviso merita un plauso.

Terzo. Adoro il pistacchio. E, quindi, mi sono “sacrificata” ad assaggiare di persona quante più cose possibili.

Della sagra hanno parlato tanti miei colleghi di Catania e non solo. È la 30esima edizione. Si è svolta in due weekend. 27, 28 e 29 settembre. 4, 5 e 6 ottobre.

E ancora, tantissimi gli stand. Tanto buon pistacchio. Tanta buona musica. Eccetera eccetera.

Io voglio proprio raccontarvi cosa si respira in una sagra come quelle etnee. In una sagra come quelle “nostre”.

Innanzitutto, salendo da Catania, lo sbalzo di temperatura si fa sentire. Ma solo inizialmente. Perché il calore del nostro sole e della gente etnea riscaldano il cuore.

Sì, perché l’expo del pistacchio di Bronte, non è solo una sagra. È un momento di condivisione per tutti. Per i residenti. Per i commercianti.

È accogliere chi, come me, proviene dal centro. È accogliere i turisti che sconoscono, purtroppo, le meraviglie della nostra terra.

Ma è, anche, musica. Con le bande nostrane che girano per le piccole vie del paese. E ancora, con le canzoni siciliane che si sentono in sottofondo.

Inoltre, è sorrisi. Dei commercianti che ti invitano ad assaggiare il loro oro verde. Senza obbligarti a comprarlo.

E soprattutto, è vero buon cibo. Perché in queste occasioni ci si rende conto davvero della qualità delle nostra terra. Delle nostre tradizioni. E delle nostre produzioni.

Alla sagra non puoi non mangiare l’arancino al pistacchio. Realizzato con il vero pistacchio di Bronte.

Non puoi non assaggiare il gelato. Non “colorante verde”, parliamo di vero e proprio pistacchio.

Ottime sono le creme, i sughi, i dolci.

E ancora, la pasta e le lasagne. Le polpette, le salcicce.

Tutto, rigorosamente, di pistacchio. Tutto realmente di Bronte.

E io mi sono “sacrificata”, appunto, ad assaggiare un po’ di tutto. L’ho fatto per me. E l’ho fatto per voi. Cari lettori.

Perché la nostra Sicilia merita. Ricordiamocelo più spesso.