EDITORIALI

«Io e miei genitori abbiamo contratto il Coronavirus. Mio padre è morto…»

Pubblicato il 16/06/2020 da Sonia La Farina

«Io e miei genitori abbiamo contratto il Coronavirus. Mio padre è morto…».

Il racconto di Marco Antonio Molino.

«Da piccolissimo andavo al mare e amavo la Natura a 360 gradi. Indossavo mascherina, pinne e salvagente e stavo per ore a seguire mio padre…».

Chi parla è Marco Antonio Molino. Un ragazzo siciliano che circa 10 anni fa ha coronato il suo sogno.

Ha lasciato, infatti, la sua amata Catania per vivere nella lontana foresta amazzonica peruviana. Il suo amato “Polmone del mondo”.

Un sogno realizzato anche insieme ai suoi genitori che lo hanno seguito. La sua mamma che spesso lo rimproverava quando da bambino portava in casa le rane. Ma che in fondo al cuore sorrideva ed era grata della bontà di suo figlio. E suo padre, grande esempio per Marco. Un eroe, una persona per bene. Un ex professore amante della vita, della Natura. Che ha dedicato la sua vita alla famiglia e ai suoi allievi.

Un giorno però, nel lontano Perù, è arrivato, come per noi, il Coronavirus. Una tremenda pandemia che sconvolto il mondo intero.

Si è ammalato Marco. Si è ammalata la mamma di Marco. E si è ammalato il padre di Marco.

Il caro padre, l’eroe, da pochissimi giorni non c’è più. Il Coronavirus lo ha ucciso e lo ha portato lontano da suo figlio.

In questi mesi vi ho raccontato i dati, i numeri, i fatti dell’emergenza che ci ha colpiti.

Ma in questo editoriale, a parlare sarà proprio Marco Antonio Molino.

Un editoriale per mostrare che dietro tutti questi numeri, ci sono le testimonianze di chi ha vissuto tutto questo sulla propria pelle. Un’intensa e toccante intervista con uomo che vive molto lontano. Ma che è più vicino di quanto pensiamo.

Da quanto tempo tu e i tuoi genitori vivete in Perù? E perché vi siete trasferiti lì?

«Io vivo qui da circa 10 anni. Mi sono trasferito ad Iquitos per dare un senso alla mia vita. Perché tra gli ultimi dell’Amazzonia ho trovato il mio cammino. La mia è una missione che ho iniziato già prima di trasferirmi qui definitivamente. Sin dalle prime visite qui nel Polmone del mondo.

Con la ONG che ho fondato sono riuscito ad aiutare molti bambini che vivono in estrema povertà. Grazie anche al sostegno di varie persone dal cuore d’oro. Si tratta di bambini disabili e poverissimi. Bambini delle tribù indigene.

Inoltre, faccio educazione ambientale nelle scuole. La mission della mia vita è infatti, oltre aiutare le nuove generazioni del Polmone del mondo, anche quella di fare amare loro la Natura. Se loro si emozionano con la natura la ameranno. E se la amano la proteggeranno.

Per questo, ho pure creato la ONG “Nestro horizonte verde” e ho costruito la Fattoria Didattica e Giardino Botanico che ho chiamato “Natura viva”».

Come hai scoperto di aver contratto il Coronavirus? E i tuoi genitori?

«Ad inizio del mese di maggio avevo raffreddore e pensavo fosse un’influenza. Poi ho iniziato a sentirmi debole e mi facevano male le ossa. E in modo particolare la schiena. Mi facevano male anche gli occhi. Dopo circa una settimana tutti questi sintomi sono continuati. E un dottore mi ha confermato che avevo il Coronavirus.

Così giorno 8 maggio ho iniziato il classico trattamento Covid con antibiotico e corticoide.

Inoltre, il dottore ha detto che anche i miei avevano contrattato sicuramente il Coronavirus. Dato che io preparavo loro tutti i pasti. Quindi anche loro hanno iniziano la cura come me».

 

Come stai adesso?

«Io sono già guarito dal Coronavirus. In teoria, sia io che mia madre, adesso, dovremmo essere immuni. (Speriamo…)».

Invece, è notizia di ora la morte di tuo padre. Com’è accaduto? Soffriva di altre patologie? Quanti anni aveva?

«Il 9 giugno sera mio padre è morto. Quasi all’improvviso. Dopo più di 10 giorni che era ricoverato in ospedale e che aveva continui miglioramenti. Ma il dottore mi aveva avvisato che in molti casi, anche dopo alcuni miglioramenti, è capitato di peggiorare e di morire. E così è stato anche per mio padre, che in silenzio se ne è andato.

Aveva 78 anni e purtroppo aveva varie patologie. Da sempre ha fumato. E 28 anni fa ha avuto un infarto. Da quella data prendeva medicine per il cuore. Inoltre, circa 20 anni fa ha avuto un tumore alla prostata. Ed era pure iperteso. Tutto questo, ha detto il dottore, ha permesso che il Coronavirus si attaccasse ai suoi polmoni».

C’è secondo te un “colpevole” per la morte di tuo padre?

«Amo troppo la Natura e non credo che questo virus che ha ucciso mio padre e tante altre persone nel mondo sia stato portato da un pipistrello né da un altro animale. Inoltre, non sono una persona che crede alla TV. Cerco di informarmi da canali diversi per confrontare e verificare. E so che mio padre non è stato ucciso da Madre Natura. Secondo me mio padre è stato ucciso da un virus fatto in laboratorio. Per la malvagità umana che rincorre il potere e il Dio denaro.

Questo è il mio parere. Di certo nessuno mi porterà indietro mio padre. Di lui ho le sue ceneri, dato che l’ho cremato per non metterlo in un cimitero Covid, tipo fossa comune. Così un giorno potrò portarlo nella sua amata Italia.

Di lui mi è rimasto il suo insegnamento e i suoi valori. Era un uomo all’antica. Uno di quei uomini che si vedono nei film. Un uomo che amava il prossimo. Un professore all’antica, ormai in pensione. Mio padre era il mio punto di riferimento. Era lui a darmi consigli e idee per andare avanti».

Invece, come sta tua madre?

«Si sente debole. Ed a causa del suo ritardo senile non sa della morte di mio padre. Lo stesso dottore mi ha raccomandato di non dire niente a mia madre. Per adesso ha domandato solo una volta. E le abbiamo detto che era fuori».

 7) Come vi siete (o vi state) curando?

«Il primo trattamento è stato a partire di giorno 8 maggio con antibiotico Azitromicina e corticoidi per 5 giorni. Io ho fatto anche punture di Eparina e Ivermectina per 2 giorni. E ho iniziato a sentirmi meglio.

Ma passata la settimana mentre io mi sono sentito meglio, i miei si sono sentiti male. Tutti e due non avevano la forza e stavano a letto.

Il dottore ha suggerito di fare altro trattamento, con altre medicine Hidroxicloriquina e un antibiotico più leggero. E così per 5 giorni hanno preso Ivermectina in gocce.

A poco a poco, mia madre ha iniziato a migliorare. Mentre, mio padre a peggiorare e ad avere bisogno dell’ossigeno. In meno di una settimana, infatti, è entrato in ospedale per seguire una cura e trattamenti idonei. E poi…».

8) Oltre la sofferenza dovuta al Coronavirus, siete, inoltre, rimasti senza soldi. Cos’è successo?
«Da marzo non ho più potuto lavorare. Perché il Perù è entrato in quarantena. Ed essendo la Fattoria Didattica e Giardino Botanico una attività turistica-didattica per ancora altri mesi sarò senza lavoro.

La piccola riserva che aveva mio padre l’abbiamo esaurita in questi mesi: tra affitto della casa dove viviamo e le varie spese per mantenere la Fattoria anche se chiusa al pubblico».

I tuoi genitori, inoltre, non potevano percepire la pensione. Perché?

«I miei genitori ritiravano ogni mese la pensione presso lo sportello Western Union. Ma a fine maggio i miei sono peggiorati e non sono potuti più andare. Così, sono andato io a spiegare la mia esigenza. Ma il dirigente della Western Union di Iquitos mi ha detto che non si accettano deleghe.

Solo recentemente, per fortuna, migliorando mia madre, sono andato con lei per prelevare la pensione».

Avete avuto sussidi economici da parte dello stato italiano o peruviano?
«Solo due istituzioni mi sono state vicine qui in Iquitos. Il Console Federico Marco Ventre e (in Italia) il sindaco e di Aci Sant’Antonio, Santo Orazio Caruso.

Tutto il resto spariti! Assenti! Abbiamo contattato Farnesina e il Ministero degli esteri.

Ma mio padre era un semplice professore che amava il suo lavoro ed i ragazzi. E di certo non fa notizia per politici e lo stato italiano aiutare chi ha bisogno. Purtroppo è diventata così l’Italia…».

E, in generale, qual è la situazione riguardo il Coronavirus in Perù?

«Sembrava che non arrivasse in Perù e invece È STATO TRAVOLTO. Gli ospedali sono collassati e qui ad Iquitos la pandemia è iniziata il 15 maggio».

In questi mesi ho ricevuto tanti messaggi di persone che dichiarano: “È solo una banale influenza”, “È una farsa architettata da voi giornalisti e dai politici”, “Il Coronavirus non esiste”. Tu ti sei ammalato, tua madre si è ammalata, tuo padre non c’è più. Cosa ti senti di dire a queste persone?

«Purtroppo le persone che dicono questo delirano. Oppure sono persone che hanno avuto sintomi molto leggeri. Io ho perso mio padre per colpa del Coronavirus. Magari fosse tutto falso… così tornerebbe mio padre».

Sonialafarinanews.it ringrazia e abbraccia Marco Antonio Molino per questa splendida intervista.

Vicina a lui e alla sua mamma per il dolore causato dalla perdita del padre. Ucciso dal Coronavirus.

Marco, inoltre, tiene a ringraziare le poche persone che sono state vicino a lui e ai suoi genitori:

«Voglio ringraziare il Console dell’Ambasciata italiana qui ad Iquitos, Federico Marco Ventre Ferro. E il sindaco di Aci Sant’Antonio, Santo Orazio Caruso. Inoltre, ringrazio i miei amici e parte della mia famiglia. “Volevano seppellirci ma non sapevano che siamo SEMI”…».