DONNE

«MI SENTO PIÙ SERENA, PERCHÉ LA GIUSTIZIA TERRENA C’È STATA. PERÒ MI SENTO VUOTA, PERCHÉ LA MIA BAMBINA NON TORNA». INTERVISTA A CUORE APERTO CON GIOVANNA ZIZZO, A POCHE ORE DALLA CONDANNA DEFINITIVA, “ERGASTOLO”, ALL’ASSASSINO DI SUA FIGLIA LAURA

Ergastolo: oggi tutti parlano della condanna definitiva di Roberto Russo. Di come è andata la vicenda processuale in questi 5 anni. Della provvisionale per la famiglia.

Tutto in maniera tecnica e fredda.

Sonialafarinanews.it, con la rubrica Donne, decide di andare oltre tutto questo.

Ieri sera infatti la nostra redazione si è recata da Giovanna Zizzo e i suoi figli, riuniti in piazza Lucia Mangano, San Giovanni La Punta, con parenti e amici, per ricordare la piccola Lauretta.

Giovanna, raccontaci la giornata di oggi.

«La giornata di oggi è stata particolarmente stressante, pesante, dura, soprattutto è stato difficile ascoltare la difesa che in ogni modo cercava di appellarsi alla condanna che gli era stata già data. Per fortuna accanto ho avuto la mia famiglia e tanti amici. La mattina mi hanno fatto trovare un flash mob davanti la Corte di Cassazione, è stato bellissimo. Gli abbracci di quelle donne mi hanno dato un po’ di carica. A fine giornata è arrivata finalmente la sentenza. Da 5 anni aspettavamo questo momento. Certo, non ti cambia nulla…».

Infatti Giovanna, come ti senti adesso?

«Mi sento vuota. Mi sento più serena, perché la giustizia terrena c’è stata. Laura ha avuto giustizia. Però mi sento vuota, perché la mia bambina non torna. Ma penso che adesso bisogna andare avanti lo stesso, bisogna continuare a lottare sempre e comunque, mai abbassare la guardia perché io voglio veramente capire che cos’è l’ergastolo oggi in Italia. Non perché io non sia contenta, perché io so che l’ergastolo è fine pena mai, ma per il 41 bis, per i reati di mafia, voglio sapere se l’ergastolo per i reati come quello di Laura sono veramente ergastolo. Oppure fra 10 anni me lo ritrovo fuori. Sono stata lasciata sola prima, ma adesso pretendo che lo Stato si prenda cura di me e dei miei figli. Ci deve cautelare in qualche modo. Lui non sta bene, non lo metto in dubbio, ma se ne devono prendere cura in carcere. Solo questo».

Stasera siamo tutti qui riuniti per ricordare Lauretta.

«Sì, la maggior parte delle persone qui accanto a me sono insegnati di Laura, amici di famiglia, amici di Facebook, che mi fanno sentire che mi sono sempre vicini. Vederli qua e ricevere il loro abbraccio è un’altra vittoria e una boccata d’ossigeno che mi dà la forza di andare avanti e di pensare soprattutto che non è stato perso tutto quello che abbiamo fatto fino adesso».