SOLIDARITY

OVS “chiude definitivamente”. Lavoratrici “spinte al licenziamento”

Pubblicato il 20/06/2020 da Sonia La Farina

OVS “chiude definitivamente”. Lavoratrici “spinte al licenziamento”.

Già da un po’ di tempo avevo, purtroppo, notato questa scritta davanti le porte dell’OVS del viale XX settembre.

«Il negozio chiude definitivamente», le parole che non possono non colpire.

Il pensiero naturalmente va subito a chi lavora dentro un negozio che chiude.

Che fine fanno le commesse?

Ecco, quindi, a distanza di qualche settimana da quando vidi la foto, il comunicato della Filcams Cgil:

Neanche il Covid ferma le chiusure forzate di OVS. Azienda nazionale di abbigliamento commerciale.

La Filcams Cgil di Catania giudica “piuttosto fantasioso” l’accordo siglato con un’altra organizzazione sindacale. Il testo propone una duplice scelta ai 9 lavoratori della sede catanese del viale XX settembre. Essere, infatti, trasferiti nei punti vendita di Caltagirone, Siracusa e Messina. Oppure uno scarno incentivo all’esodo per chiudere i rapporti di lavoro.

I lavoratori catanesi di OVS, dunque, stanno vivendo un vero e proprio dramma lavorativo e privato. Le lavoratrici part time, ad esempio, vedono celarsi dietro un trasferimento fuori sede una vera e propria “spinta al licenziamento”. Senza avere la possibilità di ricollocarsi nel territorio di appartenenza.

Spiegano Davide Foti, segretario generale, e Giuseppe Agosta, segretario provinciale Filcams Cgil: «Ci aspettavamo che la pandemia cambiasse molti aspetti nei settori commerciali. Ma non era prevedibile pensare che brand nazionali del calibro di OVS che occupa circa 6200 lavoratori a livello nazionale, cerchino di bypassare il mancato rinnovo dell’affitto del punto vendita di viale XX settembre. Optando per la chiusura e il trasferimento di tutti i lavoratori tra Messina, Siracusa e Caltagirone. Senza minimamente pensare ad una ricollocazione negli altri punti vendita del territorio catanese.

Il punto vendita del Centro Sicilia, ad esempio, risulta in espansione. Dispiace poi apprendere che un altro sindacato si sia prestato a firmare un accordo che pone le lavoratrici ed i lavoratori di fronte ad un bivio così duro. Soprattutto per chi con un misero part time, è destinato ad essere trasferito oltre provincia.

Abbiamo già richiesto un incontro all’azienda e all’ispettorato del lavoro. E stiamo programmando la messa in campo di tutte le azioni sindacali e legali per la salvaguardia del diritto al lavoro dignitoso e nel territorio dei lavoratori coinvolti».