DONNE

Thamaia a rischio chiusura: “Il Comune ci deve 70mila euro”

Thamaia a rischio chiusura: “Il Comune ci deve 70mila euro”.

In occasione di questa settimana dedicata alla nostra rubrica DONNE, non possiamo non parlare di quello sta accadendo all’associazione Thamaia.

È di questi giorni, infatti, la notizia riguardo il rischio chiusura del centro antiviolenza.

A quanto pare, infatti, il Comune ha un debito con Thamaia di circa 70 mila euro. Debito che deriva da uno stanziamento erogato nel 2016 al Distretto Socio Sanitario 16 da parte della Regione Sicilia.

Come si legge dai comunicati di Thamaia, «dall’avvio del progetto a oggi, nonostante i ripetuti solleciti, il Comune di Catania ha corrisposto solo 13mila euro. Per la copertura delle attività finora realizzate dal Centro Antiviolenza e regolarmente rendicontate. Il mancato utilizzo di questi fondi ne ha comportato il ritiro già nel 2017, seguito da un nuovo riaccredito nel 2019. A causa della negligenza dell’amministrazione comunale, Thamaia ha dovuto rinnovare fideiussioni per ben tre volte. Riportando un danno economico di oltre 5mila euro. Come se non bastasse, la recente revoca del fido bancario esistente impone a Thamaia un piano di rientro di 910 euro mensili. Con una maxi-rata finale di 40mila euro. Oltre a danneggiare Thamaia, la mancanza di liquidità ha danneggiato le donne seguite dal centro antiviolenza. Che non hanno potuto beneficiare di 13 borse lavoro finalizzate al reinserimento occupazionale. Per un totale di 37mila e 500 euro».

Ma sentite…

«La Regione Sicilia ha, inoltre, comunicato che i fondi verranno nuovamente ritirati se, entro il 31 dicembre, il Comune di Catania non provvederà a sbloccare i pagamenti».

In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, Thamaia scenderà in piazza.

«Saremo in piazza Università. Per animare un presidio di protesta a cui invitiamo la cittadinanza a unirsi. Catania ha bisogno di Thamaia. Il nostro centro ha bisogno della solidarietà attiva della città. Per continuare a esistere per le donne».